Mamma.

Mamma ti vedo, ti vedo quando piangevi, ti vedo anche quando cercavi di non piangere e buttavi indietro le tue lacrime, in un posto profondo, profondo, che neanche tu ricordi e poi lì ti facevano male, scavavano e bruciavano.
Forse era per questo che non sopportavi le mie di lacrime.

Mamma ti vedo, ti sentivi sola e sperduta, non potevi fidarti del tuo cuore, dovevi essere forte e fare la cosa giusta.
Forse era per questo che eri sempre così dura, così severa.

Mamma ti vedo, vedo la tua enorme paura era come un buco nero, un vuoto che ti risucchiava, ti divorava e tu combattevi e lottavi contro i tuoi mostri.
A volte ci finivamo dentro tutte e due insieme… Io tenevo la tua mano, anche se avevo paura di quei mostri.

Mamma ti vedo dopo che hai perso tua figlia… ti allontani, vai in esilio… mamma non ti vedo più.

Mamma mi ricordo… mi ricordo che mi volevi bene mi ricordo che ti volevo bene, piccoli attimi caldi mentre naufragavamo in un mare gelido.

Mamma mi ricordo, mi ricordo i tuoi capelli rossi, fili preziosi a cui mi aggrappavo per non affogare, le tue mani magre ma forti che mi sollevavano.

Mi ricordo il tuo sorriso che improvvisamente illuminava tutto il mio cielo.

Mamma mi ricordo quando gridavi, grida ancora perché ho perso la strada e devo tornare a casa, chiama il mio nome…

Mamma mi ricordo, tu sei mia mamma io sono tua figlia.

Dimmi, mamma.

Dedicato a mia mamma che mi ha dato i superpoteri.

L’altro giorno mia figlia Sofia si è seduta accanto a me sul divano e, come fosse una domanda del tutto naturale, mi ha guardata e mi ha chiesto:
“Dimmi, mamma: perché hai voluto diventare mamma?“
IO, tergiversando: “Che cosa vuoi dire?”
LEI: “Ma mamma, non capisci? Perché hai voluto fare la mamma?”
IO: “Capisco benissimo, ma mi fai una domanda alla quale non ho mai veramente pensato…
Dunque, la prima volta, intendo dire la prima volta che sono diventata mamma, cioè quando ho avuto te,
credo di aver voluto diventare una mamma perché mi sembrava bellissima l’idea di potermi occupare di una piccola creatura di cui sarei stata responsabile. E anche se la cosa un po’ mi spaventava, ero sicura che mi avrebbe fatto crescere enormemente.”
LEI: “In che senso, mamma? Non eri già grande quando hai avuto me?”
IO: “Grande di età sì, ma quello che intendo dire è che avere avuto te è un’esperienza bellissima, e come tutte le esperienze nuove che facciamo, mi ha fatto crescere in tante cose.”
LEI: “Quali cose?”
IO: “Beh, quando sono diventata mamma, tanto per cominciare, ho capito che puoi volere talmente bene a qualcuno che ti sembra che ti scoppi il cuore. E tutto quel bene è come un super potere che ho dovuto imparare a usare perché ti arrivasse nel modo giusto.”
LEI: “Come i supereroi devono imparare a usare il loro superpotere altrimenti fanno casini?”
IO: “Esatto! È proprio come per i supereroi: un giorno ti svegli e hai un nuovo superpotere, quello delle mamme. Ma, come un supereroe, non sai bene cosa fartene, e nemmeno sai se lo vuoi tutto, quel potere, perché vuol dire anche tante responsabilità.”
LEI: “Forte! Pero tu l’hai voluto, vero mamma?”
IO: “Certo, ma ho dovuto imparare a usarlo. Anche adesso non sono bravissima, a volte lo uso troppo.”
LEI, interrompendomi: “Sì sì, come quando mi sgridi per niente e vuoi che faccia come dici tu.”
IO: “Più o meno… A volte mi dimentico di averlo.”
LEI: “Ma allora le mamme sono invincibili come i supereroi?”
IO: “No, solo l’amore per i loro figli è invincibile, ma loro non lo sono per niente. Anzi, le mamme hanno tante paure.”
LEI: “Di che cosa hai paura mamma?”
IO: “Di tantissime cose.”
LEI: “Io lo so di cosa hai paura: hai paura di perdermi.”
IO: “Esatto! Come fai a saperlo?”
LEI: “Perché, per esempio, quella volta da piccola che sono uscita dal negozio e non mi trovavi più e poi sono tornata con un fiore per te, tu mi hai abbracciata forte forte e mi hai detto che avevi avuto tanta paura, e io la paura la vedevo nei tuoi occhi.”
IO: “Noi mamme abbiamo sempre paura di perdere i nostri figli. Non solo abbiamo paura che vi capiti qualcosa, ma abbiamo paura che a un certo punto, in genere quando non avete più bisogno di noi, smettiate di volerci bene.”
LEI: “Mamma, io ti vorrò per sempre bene, E avrò sempre bisogno di te.”
IO: “No, tesoro, arriverà un momento in cui tu potrai vivere la tua vita anche senza di me.”
LEI: “No, mamma. Ma quando? Perché?”
IO: “Quando mi avrai messo nel tuo cuore e avrai assorbito tutto il mio superpotere.”
LEI: “Ma fare la mamma è bello?”
IO: “Bellissimo, amore mio. La cosa più difficile ma più bella ed entusiasmante che abbia mai fatto.”
LEI: “Ma allora perché ci sono donne che non sono mamme?”
IO: “Non tutte le donne hanno la fortuna o il desiderio di avere un figlio. Ma tutte le donne possono essere mamme, in un modo o nell’altro. Io ho avuto la fortuna di avere voi due, ma si può essere mamme in tanti modi.”
LEI: “Come le maestre? Quando ero all’asilo Adele mi coccolava come una mamma.”
IO: “Come le maestre, le pediatre, le zie, la nostra vicina che ti porta sempre le caramelle che ti piacciono, la tua madrina…”
LE: “Anche tu sei un po’ mamma dei tuoi pazienti?”
IO: “Sì, esatto. E poi possiamo essere un po’ mamme anche di noi stesse.”
LEI: “Come?”
IO: “Prendendoci cura di noi, volendoci bene, parlandoci e amandoci come fa la mamma.”
LEI, con aria furbetta: “Anche sgridandoci come fa la mamma?”
IO: “Solo se ci sgridiamo con amore.”
LEI: “Sì, ma a volte tu mi sgridi forte.”
IO: “La mamma ha il superpotere della mamma, che è quello di dare amore e preparare suo figlio per la vita, ma i figli hanno il superpotere dei figli, che è quello di essere persone migliori dei propri genitori per non ripetere i loro errori e perdonarli se hanno sbagliato.”
LEI: “Come quando ti arrabbi e diventi la mamma mostro e poi mi chiedi scusa perché hai esagerato?”
IO: “Esatto!! E se io imparo a perdonare la mamma mostro spero che anche tu potrai perdonarla.”
LEI: “Mamma, io ti ho già perdonata, ti ho sempre perdonata, sei tu che non ti perdoni.”

Stefania e Sofia

SONO UNA MAMMA

Sono una donna e ho due bimbi ma non per questo sono madre….
Sono madre quando guardo i miei figli e sento l’amore che ho per loro e sento anche la paura che non sia abbastanza.

Sono madre ogni giorno quando cerco di essere perfetta nel mio compito senza tuttavia riuscirci.

Sono madre quando cerco di arrivare dappertutto e puntualmente non ci riesco e mi scontro con i miei limiti.

Sono madre quando  a volte devo dire dei no ai miei figli anche se ne soffriranno.

Sono una madre quando mia figlia, che ora ha 7 anni e dei gusti davvero kitsch, mette una maglietta che a lei piace molto e a me proprio no, e io le dico lo stesso:” bellissima, amore mio”

Sono una madre quando mi sento vulnerabile perché impotente nel proteggere i miei figli dai dolori della vita

Sono una madre quando mia figlia mi dice: ” Sei cattiva e io non ti voglio più ”, ma io non le credo.

Sono una madre quando piango perché  ho paura di commettere gli stessi errori di mia madre.

Sono una madre quando guardo mia  madre e la capisco e capisco i suoi limiti

Sono una madre quando, anche se non sono capace, gioco con mio figlio

Sono una madre quando porto a letto i miei bambini (così poi vediamo un film) e mi addormento con loro.

Sono una mamma quando per strada, mi sembra di riconoscere negli occhi a mandorla di una bambina, la figlia che io non sono riuscita ad avere e mi incanto. E il mio cuore piange.

Sono madre ogni volta che mi pongo  di fronte alla vita con la volontà di creare ciò che non esiste o di riconoscere un altro essere diverso da me e accoglierlo, un gesto che  a volte si concretizza anche solo nel gesto di cura  verso un’amica o, nel mio lavoro verso le persone che incontro.

Sono madre io donna imperfetta, orgogliosa, narcisista e quindi lo puoi essere anche tu

Puoi essere madre anche se sbaglierai, se hai paura, se assomigli a tua madre o se non gli assomigli, se sei giovane o sei vecchia, se sei bella o sei brutta, se sei incasinata.

Puoi essere madre anche se non hai figli..
Madre, ovvero colei che dà la vita, a un qualcosa di diverso da se stessa e riesce ad amarlo.

Stefania Colomb